Città distrutte


“Città distrutte. Sei biografie infedeli” è certamente un’opera fuori dall’ordinario, in cui il tema della contaminazione tra biografia e romanzo, che ne costituisce l’idea fondante, è risolto in maniera del tutto originale. Lo sguardo e l’approccio sono quelli dello storico: si percepisce un imponente lavoro di ricerca e documentazione, ci sono le note, che rimandano alle fonti consultate; ci sono i documenti esibiti e commentati; ci sono citazioni da testi conosciuti. Eppure le sei biografie infedeli di uomini e donne non illustri sono apocrife e reinventate, seppure documentate attraverso una ricerca storica minuziosa, condotta tra archivi, lettere e diari di personaggi realmente vissuti. Ma ci sono anche gli elementi fittizi, e le libertà che si prende l’autore, così inestricabilmente intrecciati con la verità da risultare inconoscibili, come, per esempio, alcuni testi e autori citati, in realtà mai esistiti. Anche il tempo del raccontare è una libertà narrativa, il suo andamento alterno e irregolare, che approfondisce un periodo della vita del personaggio e ne tralascia del tutto un altro; infine, e forse più importante, a tratti l’autore ci fa entrare laddove lo storico è invece escluso: nell’intimità dei personaggi, nei loro sogni e nelle loro paure. Il risultato è l’impossibilità di separare il vero dall’invenzione che crea sei ritratti forti, profondi, e ci mostra sei personaggi sconfitti dalla storia e tramortiti dalla vita, creature che cadono a pezzi come città distrutte, cui solo la letteratura può offrire una possibilità di riscatto. Dall’Argentina della dittatura all’Unione Sovietica del socialismo reale, dal Molise delle prime battaglie sindacali alla Roma papalina, l’ambientazione storico geografica è davvero varia e ogni ricostruzione mostra tutta la perizia dello storico e la pazienza dell’archivista, capaci di ricreare atmosfere perfettamente plausibili, nelle quali si innesta, senza soluzione di continuità, l’invenzione letteraria; il tutto legato da una scrittura scorrevole e diretta, senza pietismo e senza nulla di consolatorio.