Non solo narrativa


La criminalità minorile sgomenta e fa paura. L’adolescente è una creatura per lo più incomprensibile al mondo adulto, spesso irritante, facilmente liquidata nella sua complessità con la convinzione consolatoria che si tratti di una fase difficile, ma pur sempre transitoria: presto passerà. L’adolescente che commette un reato, specie se grave e odioso, rappresenta un tale impenetrabile orrore che la reazione degli adulti è spesso quella della punizione esemplare, accompagnata dallo sforzo di ascrivere il giovane delinquente a qualche categoria sociale marginale, che permetta di continuare a credere che non può accadere a noi. Si tratta di un argomento ostico, spesso sbrigativamente liquidato, da chi grossolanamente trancia ogni considerazione umana verso i colpevoli, con l’invito alle autorità a “buttare le chiavi”. Mauro Grimoldi, psicologo giuridico e consulente presso il Tribunale per i Minori, attraverso le storie dei ragazzi che ha incontrato, ci accompagna in un viaggio nel disagio giovanile, un universo sfaccettato, in cui la violenza diventa la messa in scena di un teatro interiore lacerato, spesso abitato da un grande vuoto esistenziale. Non si tratta di giustificare l’ingiustificabile, né di minimizzare azioni antisociali, ma di cercare di comprendere il fenomeno per fronteggiarlo: le pene non sono mai un deterrente, e la giustizia riparativa, in realtà, da sola, non può riparare nulla, né il danno alla vittima e ai suoi familiari, né il tessuto sociale strappato dal delitto. L’intervento punitivo deve essere l’occasione, per gli adolescenti autori di reato, di incontrare adulti capaci di ascolto, presenza e cultura, e soprattutto capaci di mostrare che un altro mondo è possibile. Un saggio duro, che racconta storie nere con la partecipazione distaccata del professionista che osserva, una lettura che offre molto su cui riflettere intorno a uno dei mali del nostro tempo. Non c’è possibile.