È il senso di inadeguatezza nel rapporto col mondo e con sé stesso, il carattere principale di Zeno Cosini, voce narrante de La coscienza di Zeno, il primo romanzo che mette al centro la psicoanalisi. L’espediente letterario è infatti quello del memoriale del protagonista che il suo psicanalista, dottor S. renderà pubblico come ritorsione per l’abbandono della terapia da parte del paziente. La vicenda tragicomica di Zeno è quella di un inetto a vivere, che racconta, su sollecitazione del suo analista, i temi principali della sua vita: il vizio del fumo da cui non sa liberarsi, il rapporto conflittuale con il padre, il matrimonio non voluto con Augusta, il tradimento con Carla e infine l’associazione commerciale con il cognato Guido, il marito dell’amata Ada, suo perfetto contraltare, che sembra avere tutto ciò che lui non ha e mai potrà avere. Zeno è un malato immaginario, ostaggio del vizio del fumo che non riesce a vincere, è un uomo senza qualità, che si lascia vivere dalle vicende di una vita a cui sembra costretto a partecipare suo malgrado, ma, allo stesso tempo, è un mediocre che riesce in qualche modo ad avere successo. Zeno si sentirà guarito solo quando la guerra lo metterà dalla parte dei fortunati, risparmiandogli la coscrizione e permettendogli di tenere economicamente al sicuro la famiglia. Svevo delinea in Zeno la figura letteraria dell’inetto, trascinato dagli eventi della vita, e fa di inettitudine e malattia la metafora di una generale insoddisfazione esistenziale, di un senso di alienazione che affligge l’uomo contemporaneo, incapace di trovare un proprio posto in un mondo in rapida trasformazione. Il rituale dell’«ultima sigaretta» di Zeno, è una costante che attraversa tutto il romanzo, rappresentazione della lotta interiore tra desiderio e volontà, istinto e ragione. Il fumo diventa così un simbolo della nevrosi di Zeno, un protagonista di estrema modernità, che, almeno in parte, è lo specchio fedele di ognuno di noi.
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