Rileggere un classico


“Todo Modo para buscar y hallar la voluntad divina”, e cioè “ogni mezzo per cercare e trovare la volontà divina”, è una citazione di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti; non si trova nel testo, ma evoca quella che pare essere l’inclinazione religiosa di Don Gaetano, misterioso coprotagonista del romanzo e gran burattinaio di tutta la narrazione. Un pittore famoso, voce narrante del romanzo, viaggia in auto, solo e senza particolari impegni; per caso si imbatte in una struttura in cemento, isolata nella natura, che si rivela essere un eremo-albergo gestito da religiosi, denominato Zafer, a capo del quale giganteggia appunto la figura di Don Gaetano, colto, filantropo, ma anche proprietario di altri alberghi e non estraneo al mondo della politica. Nei giorni seguenti l’hotel si riempie di ministri, sottosegretari, industriali, presidenti, direttori di giornali e via dicendo, per una settimana di esercizi spirituali, avvenimento che si ripete con cadenza annuale; incuriosito, o forse solo annoiato, il protagonista decide di fermarsi come osservatore, intavolando eruditi simposi con Don Gaetano. Fra oscure trame, correnti di partito, segreti indicibili e una religiosità piuttosto opaca, due omicidi ravvicinati e apparentemente senza movente arrivano a sconvolgere la compagnia e ad aprire le porte di Zafer al Procuratore Scalambri e alla polizia. Ma i misteri non sono finiti e possiamo anticipare che i crimini resteranno senza colpevoli. Ho riletto “Todo modo”, uscito nel 1974, che sembra un giallo ma è molto di più: è una critica severa al partito della Democrazia Cristiana, che ha governato l’Italia senza interruzione fino agli anni ’80, con l’appoggio di clero e Vaticano, ma è, soprattutto, una satira amara e sempre attuale sul potere e i suoi angoli ciechi, nei quali il lettore è costretto a guardare, tra malaffare, corruzione, sottobosco politico e ricattabilità. Magistrali i dialoghi coltissimi tra il protagonista e Don Gaetano. “Todo modo” non svela l’enigma della storia, e ci lascia, insoddisfatti e perplessi, nel clima torbido e sinistro che ben dipinge una politica italiana senza tempo. Sciascia da non perdere e rileggere spesso. Ormai un classico.